Cachi, “Pomi”, “Diosperi”, in qualunque modo li si voglia chiamare, credo che la maggior parte di noi li abbia sempre mangiati come frutto.

Per me, almeno, fino a pochi giorni fa è stato così.

Fin da bambina ricordo pentole colme di pomi e mele, che se ne stavano li per giorni coperti, per maturare bene (grazie alle mele) e poi essere mangiati.

Bene! Dimenticatevi i pomi maturi, perchè credo che dopo aver provato questa ricetta non farete più maturare un pomo.

Il merito non è mio, ma della mia amica Cinzia, che una sera mi ha fatto assaggiare questa delizia.

Qualche giorno fa, appunto, abbiamo “improvvisato”una cena a casa sua e di Alessandro e lei ha tirato fuori dalla sua dispensa un barattolino di sott’oli.

A tutto avrei pensato, ma mai che fossero cachi.

Erano talmente buoni che non riuscivo a smettere di mangiarli e, alla fine, non ho potuto non farmi dare la ricetta e quella che leggerete è proprio la sua.

Non sono difficili da fare e sono anche molto veloci.

C’è solo un problema, dobbiamo sbrigarci a raccoglierli, perchè servono acerbi, non verdi, ma gialli e ancora duri.

Sarebbe stato bene scrivere la ricetta qualche settimana fa, ma ancora non li conoscevo…

Quindi non ci resta che correre veloci a raccogliere quel che resta dei pomi ancora indietro di maturazione e mettersi all’opera.

Cinzia grazie ! “Infinitamente grazie” (noi sappiamo)

Ingredienti:

1 kg di cachi belli duri, 1 litro di vino bianco, 1 litro di aceto di vino bianco, olio evo, olio di semi di girasole, sale, pepe in grani, menta, origano, timo (o le erbe aromatiche che preferite).

Procedimento:

Per prima cosa sterilizzate i barattoli di vetro e i tappi (ricordate che i barattoli si possono riutilizzare, ma non i tappi, che dovranno essere sempre nuovi).

Togliete il picciolo ai cachi, lavateli bene e tagliateli a fette sottili (circa 3-4 mm di spessore), ogni fetta poi tagliatela a metà o anche a pezzi più piccoli.

Mettete in una pentola il vino, l’aceto e un paio di cucchiai di sale e portatelo ad ebollizione.

Quando bolle versate le fettine di cachi e lasciatele sbollentare per qualche minuto (4-5 minuti circa).

Scolateli e lasciateli asciugare bene su un canovaccio pulito.

Sbucciate qualche spicchio d’aglio e tagliateli a fettine sottili.

Una volta che i cachi saranno ben asciutti potete iniziare a riempire i barattoli.

Alternate le fette di cachi alle erbe aromatiche (io in alcuni metto la menta, in altre il timo, in altre ancora l’origano), l’aglio a fettine, il pepe in grani e così via.

Man mano aggiungete anche l’olio. Potete usare solo l’olio evo o, come mi ha consigliato Cinzia, fare un mix di olio evo e olio di semi di girasole.

Schiacciate le fette di cachi e arrivate fino ad un centimetro dal bordo del barattolo.

A questo punto potete chiudere i barattoli, ma fate attenzione a che i cachi siano ben coperti di olio (importantissimo!).

Se volete potete mettere sopra anche quella retina di plastica che serve per tenere schiacciati i sottili.

Chiudeteli bene e lasciateli riposare in dispensa per un paio di settimane prima di mangiarli.

La curiosità di BarbaGina: I Babilonesi coltivavano questo frutto già tremila anni fa e i Greci lo consideravano il frutto consacrato alla dea Afrodite (dea dell’amore e della bellezza) e legato alla fertilità, tanto che secondo le usanze di allora, le spose dovevano mangiarne la prima notte di nozze, prima di accostarsi al letto nuziale, come ci racconta Plutarco. I Romani, invece, amavano mangiare le mele cotogne crude con il miele, o trasformarle in sidro; mentre la polpa, se masticata, veniva usata come antiveleno.

Per avvicinarci più ai giorni nostri, le nostre nonne – dato il profumo tanto persistente di questi frutti – le usavano per profumare armadi e biancheria.