La cotognata, questo dolce dalla consistenza gelatinosa, ha proprio il sapore e il profumo dell’autunno…ma non è sempre facile trovare queste mele, il più delle volte regalo prezioso di qualche amico che ha la grazia di averne un albero in giardino.

A me quest’anno è capitato proprio così e il mio dono è arrivato dalla mia amica Tiziana, che un bel giorno è venuta a trovarmi, di prima mattina, proprio per portarmi un cestino di queste profumatissime mele, appena raccolte dal suo albero.

Cosa ci faccio, cosa non ci faccio…le idee svolazzavano tra crostate, marmellate o… “la cotognata”,  che alla fine ha prevalso su tutto.

Si, anche perchè avevo una gran voglia di “provare” le mie formelle, ricordo di una gita a Palermo con la mia amica Stefania (www.lafinestradistefania.it).

Ingredienti:

100 g di mele cotogne, 350 g di zucchero, 100 ml di acqua, 1 limone

Procedimento:

Lavate accuratamente le mele cotogne, strofinando bene affinché venga via tutta la peluria. Se i frutti sono bio potete evitare di togliere la buccia, che oltretutto è ricca di proprietà nutritive. Togliete quindi il torsolo, i semi, le parti ammaccate e tagliate le mele a pezzi.

A questo punto mettetele in una casseruola insieme allo zucchero, all’acqua e al succo del limone filtrato e fate cuocere per circa un’ora. 

Togliete la casseruola dal fuoco e lasciate intiepidire per un paio di minuti; quindi frullate il tutto con un frullatore ad immersione.

Rimettete la polpa sul fuoco e lasciate cuocere ancora per circa 15/20 minuti.

Versate nelle apposite formelle o in uno stampo da plumcake e coprite con una garza.

Lasciate asciugare, meglio se al sole (può darsi che servano anche alcuni giorni).

Quando la vostra cotognata sarà ben asciutta, sformatela e, se avrete utilizzato lo stampo da plumcake, tagliatela a cubetti e a piacere rotolateli nello zucchero a velo o nello zucchero semolato (io li ho lasciati al naturale).

Si conservano in una scatola di latta.

La curiosità di BarbaGina: I Babilonesi coltivavano questo frutto già tremila anni fa e i Greci lo consideravano il frutto consacrato alla dea Afrodite (dea dell’amore e della bellezza) e legato alla fertilità, tanto che secondo le usanze di allora, le spose dovevano mangiarne la prima notte di nozze, prima di accostarsi al letto nuziale, come ci racconta Plutarco. I Romani, invece, amavano mangiare le mele cotogne crude con il miele, o trasformarle in sidro; mentre la polpa, se masticata, veniva usata come antiveleno.

Per avvicinarci più ai giorni nostri, le nostre nonne – dato il profumo tanto persistente di questi frutti – le usavano per profumare armadi e biancheria.